Il libro______________
La storia è da sempre collegata alla geografia, ma per Parag Khanna, consulente di strategia globale e specialista di geopolitica nel futuro prossimo il legame sarà sempre più saldo.
Khanna sostiene che se la prima rivoluzione di civiltà è stata di tipo agrario e nomade, e la seconda è stata quella industriale, la terza sarà quella della mobilità e della sostenibilità, caratterizzata dalla presenza delle “popolazioni quantiche, composte da individui che «stanno diventando come particelle della fisica quantistica, con velocità e posizione in flusso continuo» e che quindi genereranno nuovi equilibri di potere e squilibri nei rapporti tra forze sociali. “Il movimento del mondo” edito da Fazi Editore è un’analisi affascinante che descrive la storia dell’umanità tracciando fili che ne segnalano continuità e discontinuità, ricorrenze e crisi che si ripetono dalla notte dei tempi fino a oggi. Ma nel libro si parla molto del futuro delle migrazioni, mettendo in luce le tendenze che plasmeranno l’economia e la società di domani.
Perché leggerlo______________
Il libro è particolarmente interessante anche in funzione della situazione post-pandemica. Khanna sostiene che vivremo un’autentica accelerazione e un balzo in avanti della mondializzazione, precisamente come reazioni allo stop forzato inflitto nell’ultimo anno. La mobilità e le migrazioni costituiscono una forza irrefrenabile – nonché un diritto – dell’umanità, in particolare per la generazione Z e la fascia più giovane dei millennials: tuttavia il saggista teme il serpeggiare della tentazione (che vede incarnata da) all’“ecoautoritarismo millennial”, incarnato da Greta Thunberg che potrebbe diventare un rischio per il funzionamento dei sistemi liberali.
Alla radice di questa accelerazione della mobilità Khanna individua cinque fattori in particolare: gli squilibri demografici, la dislocazione economica, gli sconvolgimenti tecnologici, le crisi politiche e il cambiamento climatico.
In particolare su quest’ultimo aspetto emergono prospettive e cifre allarmanti: a tutt’oggi si contano già 50 milioni di profughi climatici e, dice l’autore, un ulteriore grado in più nella media delle temperature potrebbe spingere 200 milioni di persone al di fuori delle “nicchie climatiche” in cui sono vissute finora. Un ulteriore grado in più e la cifra totale si sposterebbe di un decimale, trasformando oltre un miliardo di persone in rifugiati climatici. Riguarda tutti noi. Nessuno si senta escluso.