Di cosa parla _____
Si tratta di un importante saggio scritto da un eminente linguista, professore emerito e studioso di filosofia del linguaggio. “Il software del linguaggio“, molto denso di analisi e riflessioni, si concentra principalmente sull’organizzazione del linguaggio, quello che Simone chiama appunto software, ed è proprio questa metafora che permette di portare avanti il discorso seppur nella sua ben più ampia complessità.
Quindi secondo l’autore, il linguaggio altro non è che una serie di algoritmi installati in un hardware che in pratica è il nostro organismo e, in particolare, nel nostro cervello di cui è necessario seguire la storia evolutiva.
Attraverso opzioni teoriche e manifestazioni fenomeniche, Raffaele Simone racconta il complesso campo delle linguistica e i tanti dibattiti tra gli studiosi e cultori della materia, utilizzando anche molti esempi di lingue lontane ma che permettono di inquadrare meglio i tanti temi trattati.
Perché leggerlo ______
Soprattutto nella prima parte l’autore riesce a far comprendere ad un pubblico allargato la complessità della linguistica, rendendo la lettura piacevole anche se non leggera. Raffaele Simone inoltre fa capire come il litigio sia la forma principale di dialogo tra le diverse posizioni dei linguisti, peraltro non particolarmente efficace considerato che non sembrano ancora chiariti molti grandi e fondamentali problemi. Man mano che il libro va avanti vengono affrontati temi sempre più specifici che richiedono una conoscenza più approfondita della materia.
Tuttavia ci sono una serie di pagine molto interessanti per chi si occupa di comunicazione: un tema fondante per l’autore è la cosiddetta “responsabilità dei parlanti”, ovvero il grado di implicazione che un parlante ha nei confronti di ciò che dice, elencando esempi in varie lingue che hanno morfemi appositi che spiegano se una cosa è stata vissuta o raccontata. In italiano c’è la forma “dice che” molto usata nel discorso, ma che è sempre più presente nella politica, nell’economia e pure nell’informazione e che, in qualche modo, scarica di responsabilità il parlante. Da qui poi i cosiddetti shift discorsivi, quando in un discorso si inserisce una voce altrui, creando uno sbalzo semiotico che insieme a tanti altri spazi referenziali (il non detto, i significati presuntivi, le presupposizioni…) che creano delle distanze attraverso la grammatica. E questo è solo uno dei tanti esempi presenti nel saggio.
Insomma, si tratta di un libro piuttosto complesso ma che ci racconta in profondità una disciplina con cui tutti noi abbiamo a che fare.