Se le macchine contribuiscono all’intelligenza sociale non è perché hanno imparato a pensare come noi – e no, non sono pronte a sostituirci – ma perché hanno imparato a partecipare alla comunicazione.
È questa la premessa da cui nasce la ricerca di Elena Esposito, professoressa ordinaria di Sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università di Bielfeld e Bologna; ricerca confluita nel testo Comunicazione artificiale. Come gli algoritmi riproducono l’intelligenza sociale edito in inglese da MIT Press e in Italia da Egea editore.
Il testo ci introduce alla riflessione innescata dall’intelligenza artificiale percorrendo una strada inedita, poco battuta. Partiamo dal presupposto che l’idea che ci siamo fatti dell’AI fra gli anni ’70 e ’80 non è per nulla adeguata a quando sta accadendo da circa 20 anni, ovvero dal momento in cui gli algoritmi, e non le macchine, sono diventati presenza costante del nostro vivere.
Rispondono alle nostre domande, scrivono e traducono testi, conversano con noi, compongono musica, sono arrivati a guidare un’auto. In apparenza, gli algoritmi hanno realizzato il sogno fantascientifico: la macchina che ragiona e riproduce il meccanismo della mente umana.
In realtà, le macchine non hanno imparato a ragionare come o meglio di noi. Al contrario. Non cercano più di farlo, e proprio per questo funzionano così bene. Il progresso avviene sotto i nostri occhi perché è cambiato il paradigma.
Gli algoritmi non ragionano come noi per fare quello che noi facciamo ragionando.
Sfruttano big data e deep learning per creare nuovi pattern e trovare delle regolarità nell’immensa quantità di dati che hanno a disposizione, elaborando informazioni in maniera ben diversa dall’elaborazione e comprensione umana.
Sono macchine intelligenti non in termini di intelligenza artificiale ma in termini di comunicazione artificiale. Per comprenderne potenzialità e sviluppi, il saggio indaga l’uso degli algoritmi in diverse aree della vita sociale, approfondendo temi come la proliferazione di liste online, l’uso della visualizzazione, la profilazione digitale e l’individualizzazione algoritmica, fino ad arrivare al nuovo orizzonte della ricerca sulle forme artificiali di intelligenza: la previsione algoritmica.
Da leggere perché ____________
La sociologia ci aiuta a muoverci fra isole e confini di un territorio intricato, quello del dibattito sul significato e sul ruolo delle tecnologie alla base dello sviluppo dell’intelligenza artificiale. Allo stesso tempo, ci suggerisce le reali sfide a cui dovremo far fronte. Non è la paura della ribellione degli algoritmi ad essere plausibile, e nemmeno il timore di essere sostituiti in tutto e per tutto da una macchina, ma la manca di trasparenza degli algoritmi più avanzati. Se le macchine lavorano in un modo diverso dalla nostra intelligenza e sono spesso incomprensibili per noi, come possiamo controllare i risultati delle loro operazioni?