Di cosa parla __
Se siete capitati su questa pagina molto probabilmente conoscerete già TED e quindi è del tutto inutile farvi perdere tempo per raccontarvi di cosa si tratta. Chris Anderson (che non è il Chris Anderson, ex-direttore di Wired, autore de La coda lunga e Makers, ma semplicemente un omonimo) è un signore inglese che di lavoro fa l’editore e che nel 2001 ha acquistato il format TED da Richard Saul Wurman portandolo al successo planetario grazie anche ai video su YouTube.
Ripercorrendo tre lustri di speech di prestigiosi personaggi del mondo dell’innovazione, scienza ed economia, il libro seziona e analizza gli elementi critici che permettono di creare quella magica connessione tra oratore e pubblico. Lo fa attraverso l’identificazione di una serie di tappe e pietre miliari: sintonia, narrazione, spiegazione, persuasione, rivelazione, come preparare i supporti visivi, costruzione dell’incipit e della conclusione , etc…
Tuttavia non esiste una vera e propria formula, chiarisce Anderson, che nel volume offre utili e pratici consigli su cosa fare, ma sopratutto cosa evitare, per essere un buon oratore. Eccone alcuni: non auto-promuoversi, non divagare, non parlarsi addosso e non sforzarsi di ispirare. Inquadrare l’argomento come un’idea piuttosto che come un problema. Non basta poi girare intorno a un aneddoto efficace, ma è necessario trovare una tesi centrale e presentarla ad arte. Questi sono solo alcuni dei suggerimenti di facciata contenuti nel libro che però, a leggere più approfonditamente, parla di altro. Di molto altro.
Perché leggerlo __
“Il migliore discorso della tua vita” in realtà parla di ego e narcisismo. Chris Anderson utilizza il tema del public speaking e della sua TED per fare un discorso su uno dei “mali” che affliggono i leader di oggi e chi riveste ruoli di potere. TED, con il suo format di 18 minuti, è un ottimo strumento per togliersi di dosso egocentrismo e narcisismo, patologie che si manifestano nell’assoluta prevalenza sugli altri associata alla noncuranza verso il prossimo.
Dietro a TED e ai TEDx c’è quindi un forte lavoro di counseling e di coaching non solo sul contenuto da presentare ma anche sulla persona e sull’identità. L’obiettivo principale del public speaking è notoriamente quello di connettersi con chi si ha di fronte: è evidente quindi che l’egocentrismo, ovvero quel processo cognitivo di guardare il mondo esclusivamente attraverso i propri occhi e dal personale punto di vista, rappresenta una barriera e una trappola. Anderson sostiene che l’unico modo per far decollare il discorso è quello di liberarsi dalla zavorra dell’ego e limitarsi a essere un veicolo di trasmissione per le idee. Uno dei capitoli più interessanti del libro s’intitola “Mostrate la vostra vulnerabilità” dove si raccontano alcuni brillanti casi, ma anche fraintendimenti.
I fatidici 18 minuti sono un perfetto strumento per ridurre all’essenziale. «Lascia spazio e dì meno» consiglia Charles Negroponte a una giovane Amanda Palmer per il suo speech. «Chi di voi affiderebbe la propria vita a una persona completamente piena di sé? Niente allontana una conferenza dall’obiettivo comunicativo quanto l’impressione che l’oratore sia un pallone gonfiato. E se date quest’impressione all’inizio del vostro discorso… beh, peggio per voi» scrive Anderson.
E poi ci sono frasi fulminanti (Un’idea è tutto ciò che può cambiare il modo in cui le persone vedono il mondo) definizioni puntuali (il contatto visivo visto come una tecnologia sorprendente) e quello che chiama il momento di chiarezza dove ci si spoglia di qualsiasi vanità e si entra dentro il cuore delle persone che ti ascoltano.
Insomma, dietro quello che sembra un semplice manuale di public speaking c’è molto, molto di più.